Giornate memorabili quelle del primo Dies in Arena a Susa, l’11 e 12 maggio.
Grazie alla straordinaria collaborazione del sindaco Pier Giuseppe Genovese, la Fondazione Piemonte dal Vivo nel suo presidente Matteo Negrin e la Proloco di Susa con Salvatore Sabato, si è svolto il primo festival in Italia che prende un singolo soggetto storico (i gladiatori) e lo investiga sotto più aspetti, rivelandolo in più modalità divulgative. Esaltante l’esperienza dei rievocatori di Ars Dimicandi, del Gruppo Storico Romano e degli spagnoli di Lucius Spiculus Divulgación, che oltre a entusiasmare il pubblico dell’arena hanno condiviso due giornate di allenamento e l’ottima cena romana confezionata da Marco Berardinelli di (H)abemus in cena.
Dies in Arena è anzitutto divulgazione di alta qualità; fondamento espresso nel convegno ad apertura del festival, presso il castello di Adelaide. Dopo la presentazione da parte del sindaco Genovese, l’anfiteatro quale espressione per antonomasia del rituale gladiatorio, è stato svelato in preziosi dettagli.
In primis l’Arena di Susa, a cura della Dr.ssa
Deborah Rocchietti funzionaria archeologa della Sabap per la città metropolitana di Torino, con l’incredibile storia del suo ritrovamento e disvelamento.
E poi la Dr.ssa Enrica Calabria, per i suoi elementi decorativi e i rilievi conservati oggi nel Museo Civico Archeologico di Susa, di cui è curatrice. Non poteva mancare infine il padre di tutti gli anfiteatri, il Colosseo di Roma, splendidamente raccontato dalla Dr.ssa Federica Rinaldi, funzionario archeologo del Parco archeologico del Colosseo di Roma. A seguire, le origini arcaiche della gladiatura da parte del Dr. Luca Ventura e la trasformazione di questo fenomeno nel mondo Romano, nei suoi aspetti giuridici e sociali, da parte del presidente di Ars Dimicandi e organizzatore del Dies in Arena, Dario Battaglia. E a conclusione l’esperienza epica e commovente di Danilo Leo Lazzarini su cosa significhi oggi essere gladiatore